Salvatore Giunta, artista romano appartiene al movimento di ‘Astractura’. Nelle sue opere si concentrano le ragioni linearistiche, cronotopiche e cinestetiche che distinguono ed identificano il movimento di ‘Astractura’. I lavori dell’artista si presentano leggibili in una visione multipla che esalta il protagonismo del fruitore, suggerendo prospettive dilatate e molteplici che consentono straordinarie aperture su un mondo di idee e di segni.
Di grande interesse l’analisi matematica delle opere che lasciano avvertire la pienezza della disposizione progettuale nella scelta di sequenze di equilibri caratterizzati variamente da rapporti di finissima approssimazione periodica non meno che aurea.
Sulla scorta di questi rapporti matematici, distillati secondo una non ininfluente sensibilità costruttiva delle immagini che sfibrano la freddezza del numero nella vibratilità del gesto produttivo, si manifesta la potenza creativa dell’artista che appare ancor più fortemente apprezzabile se si considera la estrema semplicità degli schemi costruttivi, in cui le aperture di spazi di vuoto abissale si integrano in distese di slargante planarità che si confinano, spesso, in tagli di netta profilatura tranciante, mentre le impermanenze curvilinee intervengono a introdurre il tema del dialogo curvorettilineo come scansione in profondità’ delle più acute disponibilità’ curvoplanari e volumetriche orchestrate in un rincorrersi di svirgolature spaziali che lasciano l’opportunità al tempo di farsi avvertire come il garante della tenuta spaziale secondo una norma di successività’ che lascia campo alla disponibilità morale ed estetica del fruitore di individuare in se stesso i legami fattuali con la cosalità oggettiva dell’opera con cui si confronta, misurando, in tal modo, a specchio, se stesso.
Tutto questo, avendo conto dei materiali impiegati: umili, semplici cartoncini, aste, sfere, qualche supporto di tenuta. Null’altro!!! Alcune opere si presentano fragilissime, delicate ed apparentemente impalpabili, aeree come un soffio d’aria e, al tempo stesso, massicce come un monumento di marmo, dense di contenuto e di spessore di pensiero. Ho avuto il privilegio di averne qualcuna tra le mani e temevo di profanarla col solo tremulo tocco delle dita, essendo impossibile non agire su di essa anche semplicemente sfiorandola. Eppure, questo gesto di contatto, che pure è di profanazione, non può non essere che di fremito pervasivo, dal momento che il semplice contatto con questo capolavoro produce un’energia straordinaria.
Rosario Pinto