Nasce un Movimento astrattista nel secolo 2000

All’aprirsi del nuovo secolo del 2000, per quanti potessero ritenere che l’Astrattismo, nel corso del ‘900, avesse già detto tutto ciò che c’era da dire nel mondo della pratica astrattiva, si presenta all’orizzonte qualcosa di inedito: ed, infatti, sulla scena artistica, fa la sua apparizione il Movimento di Astractura, che, in una prima fase d’avvio, si propone, con una presenza  pronunciatamente defilata, di avvertito indirizzo teoretico,  caratterizzata, principalmente, da una attività di riflessione meditativa e di studio  – che vede impegnato in prima persona Rosario Pinto.

Successivamente, nel tempo a seguire, si riuniscono intorno a lui alcuni artisti che condividono la sua idea di formazione di un gruppo artistico che possa dar corpo creativamente ad opere d’arte che rispondano alle istanze ed ai principi che ispirano  un movimento artistico che trova il suo proprio e basilare ancoraggio in un solido edificio di pensiero.

 

Sullo scadere del primo decennio, grazie anche al suggerimento ed all’aiuto di amici artisti – in primis, Michele Marzo, già prezioso interlocutore e depositario di molte riflessioni di Rosario Pinto durante i suoi prolungati soggiorni a Catanzaro, poi anche Francesco Gallo e Carlo Palermo di Napoli –  Rosario Pinto avvia una serie di incontri nel suo studio napoletano di via Cilea, ove presto convergono anche Domenico Fatigati e Romualdo Schiano.

In tale sede veniva suggerita da Rosario Pinto la proposta di dare vita ad un gruppo artistico che potesse identificarsi in quei suggerimenti di pensiero che costituivano il contenuto di base dell’elaborazione teoretica che egli era venuto già sviluppando come fondamento del progetto di costruzione di ciò che si sarebbe, poi, affermato, con più ampia visibilità, intorno al 2008-2010, come Movimento di Astractura.

Nel corso degli incontri appena additati di via Cilea, si definiva l’intendimento primario di un impegno artistico ‘di gruppo’ che trovava nella coscienza creativa il proprio abbrivio propositivo, andando a riflettere sul dato che la validità decisiva della proposta astrattista alla base del Movimento e, conseguentemente, dell’attività del Gruppo che stava per nascere, sarebbe dovuta consistere innanzitutto nella solidità del suo progetto e, pertanto, nella consistenza robusta degli assetti formali e, soprattutto, nella pregnanza dei contenuti.

 

Nasceva così, ASTRACTURA, un movimento artistico ‘di pensiero’ che stabilisce l’idea di proporre l’istanza innovativa di costruire un modello organizzativo di ‘filosofia visuale’, ove il pensiero, appunto, potesse trovare opportunità esplicitativa non soltanto attraverso le logiche speculative – già organicamente formulate – ma anche attraverso il suggerimento di un messaggio visivo che le avrebbe dovute estrinsecare in una formulazione visivamente articolata.

Si affacciano, intanto, oltre quelli già indicati, altri artisti, come Lauro Lessio di Torino e, successivamente, Lorenzo Bocca, di Crema.

 

Il Gruppo artistico di Astractura assume una configurazione, insomma, sempre più di carattere
nazionale, non limitato esclusivamente all’area napoletana e campana. 

Vengono proposte, dopo un non breve periodo di carattere ‘seminariale’, le prime mostre espositive, come
quella, ad esempio, ospitata da Ilia Tufano presso ‘MA – movimento Aperto’ di Napoli, che si svolge nel 2014 o come quella, sostanzialmente contemporanea, presso lo ‘Studio 49’ di Napoli l’anno successivo, nel 2015.

 

Si propongono, quindi, all’orizzonte altre figure che, per breve periodo aderiscono, almeno idealmente, al Movimento di ASTRACTURA, senza fornire una marcata testimonianza, però, della propria partecipazione, mentre altre personalità di artisti, anche dall’estero, cominciano a distinguersi come ulteriori protagonisti dello sviluppo dilatativo del Gruppo artistico del Movimento di Astractura.
Alcuni artisti del Movimento provvedono, inoltre, a produrre le proprie mostre espositive personali (Fatigati, Marzo, Palermo), presentate da Rosario Pinto e sostenute dalle sue argomentazioni che ne attestano l’interpretazione  complessiva e generale delle prospettive di indirizzo astrattivo proprie dell’elaborazione di pensiero alla radice del Movimento di Astractura.

Alcuni artisti del Movimento provvedono, inoltre, a produrre le proprie mostre espositive personali (Fatigati, Marzo, Palermo), presentate da Rosario Pinto e sostenute dalle sue argomentazioni che ne attestano l’interpretazione complessiva e generale delle prospettive di indirizzo astrattivo proprie dell’elaborazione di pensiero alla radice del Movimento di Astractura.

In particolare, quelle che definiamo ‘le prospettive di indirizzo del Movimento’, debitamente argomentate nelle pubblicazioni di carattere monografico, che corredano sia le ‘mostre’ individuali che i primi appuntamenti espositivi ‘di gruppo’, si riassumono nel riscontro fattuale della creatività artistica soggettiva nei tre capisaldi  di orientamento metodologico, ma anche pratico, che costituiscono il fattore distintivo sulla cui scorta ciascun artista può attestare la propria identità astracturista:

 

Il Linearismo

La Cronotopia

Il Cinestetismo.

 

Astractura sceglie di non definire tali ‘prospettive di indirizzo’ – e le argomentazioni che le sorreggono – come un protocollare ‘manifesto’ del Movimento; e ciò per poter confermare che Astractura consente e riserva ai singoli artisti la massima libertà espressiva, additando le suddette ‘prospettive di indirizzo’ come opportunità di orientamento e non come obblighi prescrittivi.

Tale visione consente, peraltro, di lasciar spazio anche ad un’altra componente del pensiero astracturista: la concezione del rilievo che assume nella storia e nella vita la condizione di ‘preterintenzionalità’ che governa – nelle forme esplicitative della casualità – tutte le vicende umane, intervenendo come fattore di imponderabilità di cui è possibile aver riscontro anche nelle più semplici e minute esperienze individuali.

Ciò apre la opportunità di considerazione di una linea interpretativa delle ragioni di Astractura anche nel segno di una ‘geometria nucleare’, all’interno della quale può assumersi, ad esempio, la praticabilità di quelle determinazioni produttive di stampo, appunto, propriamente ‘preterintenzionale’ che hanno caratterizzato tutta la temperie della produzione creativa ‘nuclearista’.

Non manca, in questa prospettiva, una sensibilità esplicita alle notazioni di una ‘Geometria Barocca’, di cui aveva saputo indicare il profilo Leonardo Sinisgalli già negli anni ’50.

 

In modo più semplice si dirà che ‘Linearismo’ significa individuare l’elemento minimo fattuale di costruzione dell’immagine oggettiva; che ‘Cronotopia’ significa aver conto dell’incidenza ineludibile nelle cose della vita (e, quindi, dell’arte) del fattore spazio-temporale; che Cinestetismo significa poter osservare come la conoscenza delle cose (l’Estetica intesa come percezione spazialmente e temporalmente instabile) si renda possibile solo attraverso il muoversi delle cose, cosicché la relazione spazio-temporale che il soggetto stabilisce con tutto quanto gli appartiene e lo circonda diviene, di fatto, oggetto della sua capacità trasformativa del mondo e, nello specifico artistico, della possibilità di conferire senso e significato all’oggetto d’arte vivendolo secondo la propria personale sensibilità.

 

Alla luce di tutto ciò, appare evidente che Astractura non intende affatto disporsi, in una sfera di separatezza, al di fuori del contesto storico: al contrario, Astractura intende dimostrare che l’arte è sempre all’interno della storia, ne vive i processi di trasformazione spazio-temporali che la distinguono e la perimetrano, andandone ad interpretare le ragioni e provvedendo sempre a manifestarsi attraverso la produzione di oggetti di cultura materiale.

 

Le ragioni di Astractura sono umane ed esistenziali, hanno conto del vissuto soggettivo e, non meno, delle istanze di comunità, andando a suggerire come sia sempre necessario rifuggire da qualsiasi malintesa prospettiva di slittamento simbolistico di una pratica creativa che, proprio in quanto ‘voce del mondo’ – non può che essere profondamente ‘segnica’.

error: Content is protected !!